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Inclusione nei luoghi di lavoro, il manifesto virtuoso del Gruppo Sirti
24 Marzo 2023

24 Marzo 2023 - Clemente Perrone, Chief Human Resources & Organization Officer del Gruppo Sirti, racconta il percorso di consapevolezza e condivisione intrapreso dal Gruppo con un'intervista su Luce! lo spazio digitale attivo e multiforme, web, social, video e audio, curato dai giornalisti di Editoriale Nazionale con le sinergie di tre testate storiche: La Nazione, Il Resto del Carlino, Il Giorno.
Inclusione, questa (semi) sconosciuta, verrebbe da dire a dare uno sguardo superficiale alla società. Eppure, percorsi virtuosi anche in questo ambito sono stati avviati e alcuni addirittura sono stati portati a termine con successo. L’impressione, però, è che le azioni spot non bastino più e che sia necessaria la rivoluzione culturale che da tempo invochiamo ma a cui evidentemente facciamo fatica a dare gambe e fiato.
A darci una mano in questa impresa storica questa volta è stato il Gruppo Sirti, società italiana che sviluppa infrastrutture di rete e servizi digitali e di cybersecurity con oltre 3400 dipendenti, che ha dato vita a un importante progetto in ambito D&I (Diversity e Inclusion) nel comparto ICT (Tecnologie dell’informazione e della comunicazione).
A seguito di un lavoro di raccolta e analisi delle evidenze emerse da una survey interna su sentiment e necessità delle persone rispetto all’ambiente di lavoro, il team risorse umane di Sirti ha progettato un “manifesto dell’inclusione” che, partendo dai principali bias osservati, desse il via a un percorso di consapevolezza e condivisione.
Nel corso del 2023, ogni focus del manifesto sarà oggetto di Differenze Connesse, uno specifico programma di webinar e podcast. Il primo episodio, Ascoltare e riconoscere i propri pregiudizi è stato pubblicato su Spotify, progettato insieme a un team di psicologhe del lavoro che accompagnano la società in questo percorso.
Di inclusione, consapevolezza, percorsi virtuosi e difficoltà sul cammino ne abbiamo parlato con Clemente Perrone, Chief Human Resources & Organization Officier del Gruppo Sirti.
La parola inclusione è tra le più inflazionate degli ultimi tempi. Se ne parla spesso, è vero. Quasi mai, però, facendola “cadere a terra” pienamente. Il suo contrario, l’esclusione, genera vuoti incolmabili, ferite sociali e psicologiche difficili da rimarginare. Una deriva sociale o individuale?
“Chi lavora nelle risorse umane conosce l’importanza della cultura organizzativa in azienda: sfuggente e pregnante, impalpabile e potente. La cultura organizzativa è “il” riferimento nel microcosmo sociale delle aziende. Ti permea e guida i tuoi comportamenti: li fa diventare giusti. Un’azienda ha il dovere di interrogarsi su quali siano i comportamenti quotidiani, ancor prima dei valori, che intende promuovere e incoraggiare. Su questi, necessariamente, deve basarsi qualsiasi piano di lungo periodo che intenda promuovere nuove sensibilità. Trovare le ricette che consentano di bilanciare competitività del mercato, sostenibilità e work-life balance è il mantra dei gruppi dirigenti. Se la felicità dei dipendenti non garantisce necessariamente la leadership dei mercati, è però evidente che oggi le persone sono portate a fuggire da contesti organizzativi tossici”.
Il vostro progetto mette al centro la psicologia del lavoro ma anche la forza positiva della comunicazione e della sensibilizzazione. Quanto è importante costruire e individuare i giusti mezzi e le tecnologie migliori attraverso cui entrare in connessione?
“Come Gruppo Sirti abbiamo deciso di analizzare il macro-tema della diversità e dell’inclusione lavorando su quattro dimensioni: consapevolezza, linguaggio, diversità, partecipazione. Siamo partiti erogando a tutta l’azienda una survey interna, che ci ha restituito sentiment e necessità delle nostre persone rispetto all’ambiente di lavoro.
Con l’obiettivo di far fronte alle esigenze interne riscontrate dalla survey, abbiamo elaborato un Manifesto dell’inclusione che ha dato il via a un nuovo percorso di consapevolezza e condivisione. Oltre a 170 responsabili del Gruppo, il progetto ha convinto anche il coordinamento nazionale delle organizzazioni sindacali e i principali stakeholder dell’azienda, che hanno scelto di aderire all’iniziativa firmando il nostro Manifesto dell’inclusione. Sul tracciato di questo percorso abbiamo poi sviluppato un ciclo di seminari in cui sono state affrontate, insieme a un team di psicologhe del lavoro, tematiche quali la responsabilità emotiva e il sostegno reciproco nelle difficoltà, dialogando con oltre 500 colleghi e colleghe per singola sessione.
La tecnologia ci ha dato modo di esplorare nuove forme di linguaggio, agendo come enzima di consapevolezza: utilizziamo una newsletter interna e il nostro portale per consigliare letture, film e articoli al fine di stimolare sensibilità e partecipazione su queste tematiche. Inoltre, per raggiungere anche gli stakeholder esterni, abbiamo promosso una campagna Linkedin e un ciclo di podcast su Spotify su temi come l’anti-fragilità e le emozioni in azienda”.

La pandemia ha cambiato in meglio il nostro modo di vivere in relazione agli altri o, al contrario, ci ha resi meno capaci di intravedere negli altri da noi nostri simili?
“La pandemia, in quanto fenomeno “altro”, ha stravolto le vite di tutti noi, influendo in maniera decisiva sulle nostre modalità di progettare ma soprattutto di progettarsi, inteso nel senso più autentico di “gettarsi in avanti”, disegnare il nostro futuro e quello della comunità. Tutti noi ricordiamo i primi mesi di pandemia, quella voglia di poter tornare a stare insieme, quel senso di altruismo e attenzione agli altri. Erano sentimenti che, quasi con disincanto, abbiamo sperato non solo di non dimenticare, ma anzi di portare con noi per costruire una società migliore. La pandemia, infatti, ci ha messo davanti alla verità di essere gettati nel mondo e questo significa prima di tutto essere autentici con gli altri, relazionarsi con le altre persone e prendersene cura. Con questa consapevolezza, sta a ciascuno di noi impegnarsi a mantenere uno sguardo sul mondo che ci permetta di continuare a vedere negli altri dei nostri simili”.
Parliamo di consapevolezza: i luoghi di lavoro possono trasformarsi in laboratori di creazione di nuove consapevolezze anche – ma non solo – in fatto di inclusione?
“In Tutta la vita è risolvere problemi, Popper scrive che ‘abbiamo bisogno di libertà, per evitare gli abusi del potere dello Stato; e abbiamo bisogno dello Stato per evitare l’abuso della libertà’. Volendo adattare questo paradigma alle aziende, possiamo ribadire il loro ruolo per trovare un nuovo equilibrio tra esigenze dell’individuo, necessità dei gruppi collettivi e fabbisogni collegati alla competitività delle aziende stesse. Come Gruppo Sirti ci siamo impegnati ad ‘abbracciare’ questo programma di ampio respiro, in grado di stimolare il confronto e nuovi comportamenti volti a incentivare il tipo di cittadinanza organizzativa a cui vogliamo tendere. Costruire l’azienda del futuro – come recita il nostro claim – significa condividere questo “patto” virtuoso con le persone che desiderano intraprendere un percorso lavorativo nella nostra azienda, migliorando i nostri comportamenti quotidiani e superando bias e pregiudizi attraverso scelte consapevoli”.
Un esempio, quello del Gruppo Sirti, che c’è da augurarsi venga preso a modello per innescare un vero cambiamento nei metodi, nel merito e nelle pratiche quotidiane. La direzione è giusta, le difficoltà non mancheranno e, a quanto pare, l’entusiasmo e la determinazione nemmeno @PRODUZIONE RISERVATA
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